Più che un “cahier de doleances”, ossia “quaderno delle lamentele”, come quelli degli Stati Generali durante la Rivoluzione Francese, sembra un memorandum della Trojka. Ed è comunque una notizia che il sindaco di Catanzaro scriva una lettera al Governatore della Calabria, Mario Oliverio. Lo è per due motivi: il primo è che semmai dovrebbe essere il contrario, vale a dire che il Governatore della Calabria, in teoria, dovrebbe informarsi lui in persona del problemi del Capoluogo di Regione, cosa che invece a più di quattro mesi dall’elezione non è ancora avvenuta, almeno pubblicamente; il secondo motivo di stupore, leggendo la lettera del sindaco, è che alcune lamentele appaiono “a scoppio ritardato”, visti i danni incalcolabili già causati dalle Amministrazioni che hanno governato la Calabria negli anni precedenti, partendo dall’ultima di Scopelliti per andare poi indietro di diversi anni.
Detto questo, lasciamo perdere i convenevoli e le formalità della lettera, che contano come il due di picche, esattamente come l’attivismo (si fa per dire) della politica cittadina, regionale e centrale di ogni colore da molti anni a questa parte. Concentriamoci invece sui contenuti della lettera, perché c’è molto da dire.
Il primo è purtroppo di strettissima attualità, e riguarda la Fondazione Campanella. A tal proposito, così si legge nella lettera: “L’estinzione giuridica della Fondazione rappresenta una grave sconfitta per tutta la classe politica regionale, di destra, di centro e di sinistra. Occorre individuare una nuova proposta che consenta di recuperare il posto di lavoro per i 245 dipendenti mandati a casa e nel contempo salvaguardare il patrimonio scientifico e assistenziale garantito per anni dalla struttura. Esiste il drammatico problema degli oltre 400 pazienti che si sottopongono alla chemioterapia che non possono essere lasciati allo sbando”. Più che di grave sconfitta, possiamo dire che la politica calabrese nel suo insieme ha mostrato in questa vicenda il peggio di sé stessa. La Fondazione Campanella, nei suoi dieci anni di vita e di meritoria attività, per colpa della politica ha avuto la vita appesa a un filo, esattamente come quella dei suoi pazienti. E la Giunta Scopelliti, con la decisiva collaborazione del Consiglio Regionale, ha dato la mazzata finale. E gli altri partiti? Solo parole, mai un fatto. E queste cose il sindaco le sa, essendo anche lui parte in causa non meno degli altri. In pochi mesi, era difficile raccogliere e rimettere insieme i milioni di pezzetti in cui è stata frantumata la fondazione. Di recente, quando si è trattato almeno di salvare i lavoratori con l’emendamento del decreto Milleproroghe, Forza Italia e il Movimento 5 Stelle si sono accoppiati nel dire no, uniti nel disinteresse. Nessun politico è incolpevole in questa vicenda, e neanche il Pd non si è impegnato, né tantomeno ha fatto i salti mortali per giungere a una soluzione positiva.
Altri due argomenti riguardano l’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e il nuovo ospedale. Riguardo all’azienda si evidenzia come “uno dei più grandi ospedali della Calabria è ridotto allo stremo per una drammatica carenza di personale: rispetto al piano aziendale del 2008 mancano 100 medici, di cui 22 direttori di struttura, 180 operatori, 120 infermieri, 12 ostetriche, 26 tecnici di laboratorio, 25 tecnici di radiologia, 14 fisioterapisti, dati che sono stati diffusi dalle organizzazioni sindacali”. Una regione controllata a vista da commissari ad acta per la sanità che la sorvegliano da anni come gendarmi si permette di far fiunzionare un ospedale regionale che vede arrivare pazienti da tutta la Regione come se fosse quasi una guardia medica. I numeri sono impressionanti e pare che l’unico problema regionale in materia di sanità sia il Centro Cuore di Reggio Calabria, di cui non si vede la reale utilità, viste le strutture d’ecellenza in cardiochirurgia esistenti in Calabria, e che Scopelliti cercava di attribuire a Loiero nonostante lo avesse caldeggiato lui stesso. Il paradosso è che il Governo lascia la Calabria senza commissario per la sanità e Oliverio non si sta spellando le mani per ottenere la nomina.
Terzo argomento, molto spinoso ed inspiegabile (e non è il solo): il nuovo ospedale. A tal proposito, viene precisato che: “Mentre stanno andando avanti le procedure per l’apertura dei cantieri dei nuovi ospedali di Vibo Valentia, Gioia Tauro e Sibaritide, oggetto anche di una specifica riunione della Giunta regionale, non si ha nessuna notizia del finanziamento e del progetto per il nuovo ospedale di Catanzaro, assolutamente necessario per superare le carenze strutturali e logistiche del “Pugliese” e per realizzare l’integrazione con l’Università”. Del nuovo ospedale parlò per la prima volta Agazio Loiero nel 2008. Da allora è rimasto solo sulla carta. Anzi, forse nemmeno su carta. È dignitoso questo silenzio? E c’è davvero qualche politico, di tutti gli schieramenti, che ritiene di non essere colpevole?
Altro silenzio inspiegabile è quello sulla Metropolitana di Superficie. La città di Catanzaro, se davvero aspira ad uno sviluppo organico e complessivo, deve dotarsi NECESSARIAMENTE (scusate le maiuscole) di un efficiente e completo sistema di trasporti. Eppure, a leggere la nota “l’opera è stata appaltata dalla Stazione Unica Appaltante, ma ancora non si hanno notizie sulla firma del contratto e sulla consegna dei lavori”. Qui le responsabilità sono attuali e dirette: per quanto tempo la Regione giocherà ancora a nascondino?
Altro argomento su cui la politica regionale sta camminando sul filo dell’indecenza da anni è quello dei rifiuti. Di raccolta differenziata se ne parla, almeno a Catanzaro, solo a livello di slogan, mentre il resto della Calabria intasa per la maggior parte le discariche di Alli e Pianopoli, dando vita ad una dimostrazione di menefreghismo ed egoismo senza pari. Nella lettera si specifica per esempio che “tra pochi mesi l’intero sistema calabrese di smaltimento dei rifiuti andrà in tilt, poiché gli impianti di Alli e di Pianopoli sono ormai esausti. Non si ha alcuna notizia di come affrontare l’inevitabile emergenza, né dei provvedimenti che si intendono adottare per dotare la Provincia di Cosenza di impianti autonomi”. Allarmi giustificati, per una Provincia di Catanzaro che grazie all’egoismo di cui sopra continua ad essere la pattumiera della Calabria. Per quanto riguarda Catanzaro, l’unica soluzione potrebbe essere un programma di raccolta differenziata, possibilmente a ritmi forzati, di cui finora c’è solo un embrione di progetto.
Altro problema su cui si fanno orecchie da mercante da anni è quello delle condotte idriche. A Catanzaro l’acqua manca a quartieri alterni un giorno sì e l’altro pure, mentre la condotta di Santa Domenica, costruita dalla Cassa del Mezzogiorno nel suo momento peggiore, si guasta senza soluzione di continuità dal 1981 o giù di lì. La popolazione è giustamente esasperata, ma nessuna amministrazione si è mai impegnata fattivamente. Nella lettera si fa giustamente la voce grossa con la Regione, affemando che “la condotta idrica dell’Alli, che serve gran parte del Capoluogo, scorre per chilometri sul letto del fiume e le continue rotture determinano disagi insopportabili per la città di Catanzaro. Regione e Sorical si erano impegnate ad intervenire con un massiccio investimento per ammodernare e mettere in sicurezza la condotta”. Presidente della Sorical per molti anni, Sergio Abramo è stato chiamato in causa, ma ha sempre dichiarato di non avere avuto abbastanza poteri per risolvere la questione. Di sicuro, un presidente di una società del genere dovrebbe avere persino più poteri di un Presidente della Repubblica, vista la materia sostanziale che muove e il giro d’affari.
Altro argomento: apertura della Cittadella Regionale. La struttura è pressochè terminata, ma i tempi sono incerti e non solo quelli. E nella lettera si specifica: “L’imminente apertura della Cittadella regionale presuppone un ragionamento tra Regione e Comune sulla gestione e sull’organizzazione dell’area della Valle del Corace, nonché una riflessione sulle strutture di proprietà regionale che resteranno inutilizzate nel centro storico di Catanzaro”. In poche parole: c’è tempo. Sì, ma quanto?
Penultimo punto, nonché apice del paradosso: l’Ardis. Da una struttura commissariata da anni, nonché distintasi per immobilismo, cosa ci si aspettava di spremere ancora? Emblematico, per esempio, fu il concorso Ardis indetto nel 2004, annullato il giorno della prova orale per presunte irregolarità. Non se ne parlò più: evidentemente le irregolarità non erano tanto presunte. Gli aspiranti lavoratori sono stati fortunati, se così si può dire, almeno oggi non fanno lo sciopero della fame per chiedere di essere ricollocati. Siamo d’accordo, “va affrontata la questione dei 14 lavoratori Ardis che reclamano giustamente soluzioni e rassicurazioni per il loro futuro”, ma la precedente amministrazione regionale, quando furono trasferite in extremis le funzioni dell’Ardis all’Università “Magna Graecia”, non poteva preocuparsi anche dei dipendenti? Era troppo disturbo?
Ultimo argomento, praticamente un’inezia rispetto alla gravità e all’importanza di quelli precedenti: la Fondazione Politeama: “La Regione è socio fondatore della Fondazione Politeama-Città di Catanzaro. Occorre capire la volontà della Regione in ordine alla sua partecipazione all’attività del Teatro del Capoluogo, a cominciare dal sostegno economico”. C’è volontà di investire o di fare carrozzone? La risposta spetta ad entrambe le parti.
AURELIO FULCINITI