Archivio mensile:Maggio 2016

Luca Paone, il poeta del colore.

È stato definito “il pittore silenzioso”. A distanza di un anno dalla sua repentina scomparsa, all’età di soli 35 anni, quella appena riportata ci sembra la definizione migliore per mantenere in vita l’arte e la personalità di Luca Paone. Un artista umile nel senso più umano e quindi più sublime del termine.

Ma anche un pittore che, sia pur apprezzato, non faceva della sua passione un vero e proprio mestiere e quindi poteva permettersi di essere coerente con la sua arte e la sua persona. Non avendo le pressioni tipiche di chi dipinge per mestiere ed in qualche modo finisce con l’assoggettarsi ai gusti dei committenti e al mercanteggiare, poteva dispiegare la sua vena artistica con piena libertà. E lo fece sempre, nella sua pur breve vita d’artista, innovandosi, sperimentando, esprimendosi fuori da ogni legame o legaccio e portando sé stesso nell’arte prima di ogni altra cosa. Tutte doti che gli sono state riconosciute in vita, trovando un consenso unanime da parte di chi gli è stato vicino, ne ha apprezzato l’opera e l’ha avuta in dono.

Artista già nel suo mestiere, quello di fabbro, dove spiccava anche lì per fantasia, amava la sua terra oltre all’arte. E congiungeva entrambe nella sua opera. Ritrattista dalle doti personali ed efficaci, aveva un ulteriore punto di forza nell’uso del colore, mai banale, mai sfrontato, ma sempre lucente, efficace e particolare.

“Luca, te ne sei andato troppo presto: avevamo ancora un mondo da colorare”. Frase molto pregnante, pronunciata e scritta da tanti, all’indomani della sua scomparsa. E sono parole molto presenti nel tempo, perché può non esserci più il corpo, ma l’anima del vero artista non muore mai.

AURELIO FULCINITI