Per chi ha vissuto gli anni 80 dalla porta principale, soprattutto come primi ascolti musicali, lui non ha bisogno di presentazioni. Se avete conservato e radicato nel tempo le emozioni musicali di quegli anni, allora non c’è bisogno di aggiungere molto. Tuttavia, se difetta un po’ la memoria – speriamo di no, perché viaggiamo tutti sui quaranta o giù di lì ed è un po’ presto per essere smemorati – vi diamo una bella ripassata.
Garbo (al secolo Renato Abate, nel decennio d’oro in cui si trasformavano i nomi italiani più normali o altrimenti anonimi in definizioni destinate a durare nel tempo) nasce nel 1958, a Milano, e già col finire degli anni settanta volge il suo sguardo verso la musica wave mitteleuropea, dove artisti come Ultravox, Kraftwerk, John Foxx, Roxy Music e Gary Numan stanno dando vita a una scena musicale che diventerà imperante nella prima metà degli anni 80. Il debutto, strettamente legato a queste influenze musicali, avviene nel 1981 con “A Berlino…Va Bene”, un disco innovativo e moderno rispetto a tutto quanto è possibile ascoltare in Italia in quel periodo, chiaramente ispirato al periodo berlinese di David Bowie ed alla scena mitteleuropea, che ottiene subito buoni riscontri di pubblico e critica. Garbo, in contemporanea, inizia anche la sua esperienza sul palco aprendo i concerti di Franco Battiato, in tour sold out ovunque a supporto del best seller “La Voce del padrone”.
L’anno seguente Garbo torna con “Scortati”, che si apre a sonorità e testi più maturi e contiene le hit “Vorrei regnare” e “Generazione”, fin dal titolo vero e proprio inno generazionale e manifesto della sua musica. Nel 1983 duetta con la splendida voce di Antonella Ruggiero dei Matia Bazar (in quel periodo all’apice del loro successo internazionale) nel singolo “Quanti Anni Hai?”. Nel 1984, la prima partecipazione al Festival di Sanremo con il brano “Radioclima”, con cui vince il premio della critica.
Sul finire degli anni 80 e sino al 2002, fra cambi di case discografiche (con lunghe pause, per poi virare verso quelle indipendenti e lontano dalle “majors”, Garbo prosegue fra sperimentazione e pause di qualche anno.
Il 2002 lo apre con “Blu”, primo di tre album che fanno riferimento a una “trilogia dei colori”.
Nel settembre 2005 è il turno di “Giallo Elettrico”, anticipato dal singolo “Onda Elettrica” al cui video partecipano molti vecchi amici e nuovi collaboratori, tra cui Boosta dei Subsonica con il quale Garbo aveva in precedenza collaborato per il progetto “Iconosclash”. L’anno successivo esce, per l’etichetta Photographic, “ConGarbo”, una doppia raccolta di cover realizzata in occasione dei 25 anni di carriera, in cui un nutrito numero di artisti tra cui Baustelle, Delta V, Soerba, Krisma, Andy dei Bluvertigo, Meg e Madaski omaggiano colui che è stato un punto di riferimento e ispiratore per la loro carriera musicale. Laddove in Blu dominano le atmosfere crepuscolari, notturne, all’interno di un tessuto musicale comunque pop-rock, Gialloelettrico rappresenta un percorso tipicamente urbano, condito di rumori cittadini della vita di tutti i giorni, per descrivere il quale Garbo sceglie di utilizzare il pop elettronico, genere con cui l’artista ha comunque sempre flirtato nel corso della sua lunga carriera.
La trilogia si chiude con Come il vetro, del 2008, che vuole invece rappresentare ambiguamente l’assenza di qualsiasi colore, o viceversa la presenza di tutti i colori, a seconda di come si vuole sfruttare l’elemento trasparente. E non a caso parliamo di un disco più cantautorale dei precedenti, un disco che esprime un concetto di trasparenza, intesa dall’artista nel senso di essere più immediato, più semplice e diretto, lasciando da parte le sperimentazioni per arrivare più facilmente all’ascoltatore.
Dopo i vari album in studio, ora Garbo torna con un album dal vivo, il primo in assoluto della sua discografia. Garbo Living 2016, nei negozi e negli store digitali dallo scorso 23 settembre, pubblicato dall’etichetta Discipline e uscito in vinile per Overdrive Records, riproduce su disco lo show che Garbo ha presentato al suo pubblico lo scorso anno durante il tour promozionale dell’album “Fine” realizzato insieme allo storico collaboratore Luca Urbani. Diciannove brani complessivi che comprendono gli episodi più rappresentativi della produzione più recente (CD1), insieme ai grandi classici come “A Berlino va bene”, “Il Fiume”, “Radioclima” e “Vorrei regnare” (CD2).
Aurelio Fulciniti