Archivio mensile:settembre 2020

Parliamo di Cracking Art.

Parliamo di Cracking Art? Certo, ma parliamone a ragion veduta. Sì, perché l’Arte contemporanea può avere delle divergenze – anzi, si può dire che deve averle – ma non preconcetti. In questo caso è l’arte del nostro tempo in tutti i sensi. È ecologista, riciclabile proprio come i materiali plastici e organici con cui è fatta, ma allo stesso tempo rompe gli schemi e i concetti più comuni e ritriti. È profondamente dadaista in quanto caustica, corrosiva e irriverente. Non ha cornici e i suoi musei sono vie, vicoli, corsi, piazze, larghi e persino autostrade, in alcuni casi. È Arte e nasce per far parlare di sé e per essere anche divertente. Attira l’attenzione di tutte le età. Ed è questo il suo bello. I suoi colori fantastici, il giallo, il rosso, il viola, il blu, l’azzurro, tanti altri e persino il nero, generano entusiasmo in chi vede tranquillamente e vuole avvicinarsi. Come anche le sue figure: tutti animali e tutti divertenti, dal coniglio all’elefante, dai passeri alle rane, fino alle enormi chiocciole. È arte da vivere, è street art nel suo senso più reale. Sono opere molto tattili e viene subito l’istinto di toccarle.

La Cracking Art da anni gira il mondo, ma soprattutto l’Italia: Milano, Bologna, Firenze ma anche la Biennale di Venezia, per la quale basta citare le millecinquecento tartarughe colorate di SOS World 2001.

E dopo un lungo giro in Italia e nel mondo, la Cracking Art è approdata adesso anche a Catanzaro. E dal 18 settembre fino al 30 gennaio riempirà vie, piazze e giardini del Centro Storico, arrampicandosi persino – letteralmente – sui balconi di palazzi storici o importanti. C’è da dire che ha riscosso subito grande successo, accanto ad alcuni eccessi di demagogia da parte di chi l’ha abbinata in maniera dei tutto impropria all’importanza (fatua) della riparazione di buche stradali di periferia o pensiline scrostate, causando alcune punte di “benaltrismo” in questo specifico caso assolutamente fuori luogo. E va detto che non occorre viaggiare parecchio o essere molto colti per capire qualsiasi forma d’arte contemporanea: basta solo aprire bene gli occhi, guardare intorno a noi a trecentosessanta gradi e lasciarsi travolgere senza steccati da questa grande avventura del pensiero e della visione. E in questo senso, molte persone apprezzano, apprezzeranno e il loro numero è destinato continuamente ad aumentare.

È un’arte che non ha bisogno di farsi identificare pienamente, la Cracking Art, e rinuncia tranquillamente al nominale. Gli artisti ci sono, hanno un nome e un cognome, ma la nostra curiosità è diretta alle opere, non tanto a chi le fa. Anche questo è spiazzante, ed anche questo è Craking Art. E di tanto ed altro dobbiamo godere.

AURELIO FULCINITI