Archivio mensile:settembre 2017

Rock Auser Albi, tredici anni di passione.

All’inizio, sicuramente nessuno si aspettava che la frontiera rock della Presila potesse durare per ben tredici, magiche annate. E forse neanche loro, gli amici del Rock Auser Albi, che ci hanno sempre messo impegno e passione, si aspettavano tanto. Sono stati in qualche modo dei pionieri, in provincia di Catanzaro e in gran parte della Calabria. L’happening rock è ormai diventato una moda di tutte le estati – per quanto un po’ affievolita, in determinati contesti – e gli amici del Rock Auser Albi, che il 12 agosto scorso hanno chiuso la loro meravigliosa avventura, hanno sicuramente il bilancio delle emozioni in attivo. Magari avrebbero meritato stimoli e seguaci in più, ma per tredici anni lo spettacolo è stato sempre all’altezza della situazione, con un bel corollario di soddisfazioni. Per farsi raccontare bene le cose da chi ha molto da ricordare e da dire, l’unica era fare qualche domanda a chi ha organizzato il Rock Auser per anni. Ci tengono molto a parlare, a raccontarsi, a puntualizzare alcune cose e magari a lasciare aperto qualche spiraglio, chi lo sa… Per questo e per altri motivi, non ci si poteva lasciare sfuggire una lunga chiacchierata.

– Da dove nacque l’idea, poi realizzata, del Rock Auser? In che occasione? Quanti eravate?

“L’idea è nata all’interno del Circolo Auser di Albi, era il 30 dicembre del 2004 e la comune passione ci aveva portato a festeggiare i cinquanta anni della nascita del Rock. Una bellissima serata corredata da interviste, e brani musicali. Abbiamo ripercorso a grandi linee i nostri ricordi personali, lo sbocciare dalla passione musicale. A conclusione di quella festa, è nata poi l’idea di organizzare un festival per concretizzare la vecchia comune passione per il Rock”.

– Quali sono stati, negli anni, i grandi protagonisti musicali di questa manifestazione che ha sempre contato sull’affetto dei veri seguaci del rock?

“All’inizio la manifestazione era un contest, sul palco del suggestivo piazzale Oliveto si sono esibite oltre cento band calabresi e moltissime altre provenienti da ogni angolo d’Italia. Tantissimi anche gli ospiti che abbiamo avuto, ne citiamo solo alcuni: Roberto Ciotti, TM Stevens, Marco Mendoza & Andrea Braido, Uli Jon Roth, Linea 77, Progetto Rezophonic, Rob Tognoni, Ivan Mihajlievic, Pino Scotto, Matthew Lee, Pat McManus, Le Orme, Eliana Cargnelutti, Bob Malone, Shawn Jones e tantissimi altri ancora”.

– Qualcuno di questi protagonisti, è rimasto legato al Rock Auser anche in seguito, e non solo perché è salito sul palco?

“Con tante band e con i loro componenti è nata anche una solida amicizia. Con molti di loro ci sentiamo e ci vediamo spesso, non solo con i musicisti che abbiamo citato, ma anche con gli artisti sparsi in ogni angolo della Calabria. Un esempio per tutti è il caso di Pino Scotto che a più riprese è stato un nostro testimonial sulla rete Rock TV”.

– I momenti più belli, ma davvero indimenticabili, che voi ricordate maggiormente di tutti questi anni?

“Ci sono state tante piccole soddisfazioni, ma soprattutto è bello ricordare l’edizione del 2014. Eravamo un po’ stanchi e manifestammo l’idea di abbandonare il progetto, la nostra pagina fb fu inondata da una moltitudine di proteste. La solidarietà di tanti amici e appassionati ci diede la forza di riprendere il cammino, lanciammo la campagna “Io sto con Il Rock Auser” che raccolse una miriade di piccoli contributi, arrivammo a raccogliere circa 1.500 euro, un ricordo indelebile per tutti noi”.

– C’è stato sostegno da parte di istituzioni o privati che abbiano mai contribuito a questa manifestazione?

“Il piccolo ma significativo sostegno di tanti amici non è mai mancato, anche da parte di quelli che magari non amavano il rock ma che in ogni caso hanno voluto tenere in vita la manifestazione. Un ringraziamento particolare va all’amministrazione comunale di Albi e al sindaco Piccoli che a volte, anche sfidando pregiudizi di fondo ha voluto attivamente contribuire alla storia del Rock Auser”.

– Queste dell’estate 2017 è stata l’ultima edizione del Rock Auser: una “bella botta” per chi vi ammira da tanti anni, ma se doveste, così, tracciare un bilancio complessivo cosa direste?

“Il bilancio è nettamente positivo. Realizzare per tredici anni consecutivi una manifestazione non proprio “nazionalpopolare” è stata una bella impresa, siamo andati in “ direzione ostinata e contraria” proprio nel momento in cui imperversavano feste più tradizionali, dal potere attrattivo nemmeno lontanamente paragonabile a una manifestazione di nicchia come la nostra. Aver resistito con passione (con la collaborazione di tanti volontari del Circolo Auser), contro molteplici avversità è già un bilancio notevolmente positivo, aver dato una possibilità (di suonare o anche di ascoltare) a tanti musicisti e appassionati è pur sempre un piccolo merito”.

– Quella di chiudere, avete detto, è una decisione “irrevocabile”? Non c’è davvero nessun rimpianto, o quanto meno messaggio per il futuro?

“Chiudere con il Rock Auser Albi è una decisione irrevocabile presa davvero a malincuore, pur con l’animo sopraffatto da mille emozioni (difficile persino da spiegare a parole), poiché abbiamo capito che la spinta propulsiva si era ormai affievolita e l’entusiasmo non ha (ri)trovato vecchi e nuovi stimoli che invece sono fondamentali per continuare. Grandi rimpianti poi non ce ne sono, forse e magari con il contributo attivo e la partecipazione di tutti gli appassionati si poteva realizzare qualcosa di “diverso” (per tutta la provincia di Catanzaro ma non solo), ma il mondo rock è troppo frastagliato, diversificato e dispersivo per seguire percorsi comuni”.

– A contribuire al messaggio trasferito nel corso degli anni dal Rock Auser, secondo me, anche durante tutto l’anno e non solo ad agosto, ha contribuito non l’attuale “pagina”, ma il vecchio profilo Facebook del Rock Auser? Uno “entrava” lì e imparava sempre qualcosa. Non solo rock e musica in generale, ma anche attualità, Storia, politica… Il tutto con commenti interessanti e splendide foto. Una palestra di cultura social aperta sul Mondo. Si tratta solo di una mia impressione o quel profilo vi ha dato grande notorietà?

“L’osservazione è molto pertinente, però bisogna partire da una premessa: tutti sappiamo che esiste una notevole differenza fra una “pagina” e un “profilo”. Una pagina è più statica, meno immediata e se non è legata a un determinato territorio (che porta a una diffusa popolarità e stratificazione) ha molte più difficoltà a raggiungere un numero elevato di utenti. Il “profilo” invece è più dinamico, immediatamente visualizzabile, più accattivante, più “visitato”. Detto questo, bisogna pur prendere atto che il profilo è destinato alle persone fisiche e che nel frattempo il mondo dei social è profondamente cambiato. Il profilo del Rock Auser nato nel 2008, partendo dalla musica è stato anche un modo appassionato per confrontarsi sui piccoli e grandi temi della realtà che ci circonda, ma il tutto è sempre stato fatto con garbo e in modo civile, ironico, satirico ma pur sempre rispettoso delle idee altrui. Purtroppo il mondo dei social è cambiato improvvisamente e radicalmente, lo spirito originario (in gran parte) è stato spazzato via, oggi brulicano account che si scagliano con veemenza contro chi la pensa diversamente, quello che non accade nella vita reale si concretizza nel ring virtuale dei social. In questo contesto e in questo gioco senza arbitro, ogni utente si sente in diritto di giudicare (tanto per usare un eufemismo) tutto e tutti usando un linguaggio (poco social a dire il vero) che a volte rasenta l’istigazione alla violenza. Per non parlare poi della parola “privacy” ridotta ormai a un fastidioso retaggio del passato”.

– C’è la possibilità di rivedere un mezzo come quello, se non altro per rinfrescare la bellezza del Rock Auser anche ora che non c’è più (e non sia mai che non possa ritornare, chi lo sa…).

“Per un determinato periodo, prima con My Space e poi il con profilo fb siamo stati in prima linea, purtroppo il corso degli eventi e la relativa trasformazione in pagina ha cambiato il modo confrontarsi con i social. Di questi tredici anni conserviamo, però ogni cosa, abbiamo una grande quantità di materiale e stiamo già studiando il modo per renderlo fruibile a tutti, la memoria storica del Rock Auser è preservata.
L’ultima domanda implicitamente contiene anche una conclusione: in un contesto completamente diverso …chissà che il Rock Auser non possa ritornare, chi lo sa…”.

AURELIO FULCINITI