Pietro Ingrao, l’eretico coerente.

Dire che non bisognava essere per forza comunisti per apprezzarlo non è una frase fatta di quelle che si dicono quando viene a mancare un politico che non era solo grande in quanto tale, ma pure come personalità umana, oltre che per le proprie idee. Ed è ancora meno una frase fatta se parliamo di Ingrao, scomparso nei giorni scorsi all’età di 100 anni compiuti da 6 mesi, dopo un’esistenza dedicata fino all’ultimo alla lotta per i propri ideali e all’intimo rispetto per le proprie convinzioni. E fu un “intimo rispetto” perché è troppo facile cambiare o modificare le proprie convinzioni per “real politique” o ancor peggio “per opportunismo” e avere anche la faccia di bronzo di dichiararsi coerenti, quando nei fatti una frase del genere non convince neanche il proprio specchio. Ed è doloroso dire – e non c’è bisogno di essere comunisti anche in questo, si può essere anche più moderati e socialisti, come chi scrive questa riflessione – che oggi della coerenza e della rettitudine morale e ideale non importa più nulla a nessuno. Oggi abbiamo visto, ai funerali di uno come Ingrao, un numero minore di bandiere rosse e politici che gli hanno reso omaggio di varia estrazione, ma soprattutto una classe politica al governo, quella attuale, secondo cui oggi essere coerenti con delle idee significa “perdere le elezioni”. Ed anche un moderato, ascoltando queste parole, inizia ad essere molto, ma molto perplesso. E allora, permettete la domanda: di cosa stiamo parlando?

Del nulla si parla, in effetti, quando si commemorano politici di lignaggio, “pezzi unici” del periodo in cui la politica era una cosa seria e che da oggi mancheranno ancora di più visto che nessuno ha voglia di prenderne in eredità l’insegnamento. Si può essere di qualsiasi visione politica, purché si abbia rispetto delle proprie idee e senso delle istituzioni. Ingrao ebbe rispetto delle proprie idee, perché in un partito duro e intransigente con il dissenso e il frazionismo ebbe sempre la forza di mantenere le proprie posizioni, anche quando (quasi sempre) erano contrapposte e persino perdenti. Ed ebbe rispetto delle istituzioni quando fu eletto, nel 1976, primo comunista Presidente della Camera dei Deputati, anticipando Nilde Jotti, che sarà eletta presidente nel 1979 e resterà in carica (più volte riconfermata) sino al 1992. La sua sobria e ferma partecipazione nel breve discorso di apertura della seduta alla Camera il 16 marzo 1978, giorno del sequestro di Aldo Moro, ancora oggi ascoltabile in un filmato su Youtube, è un alto esempio di partecipazione democratica nelle istituzioni.

Pietro Ingrao, un politico con la schiena dritta. E oggi, in tempi di politici piegati a varie angolazioni, è lecito sfidare chiunque a fare altrettanto.

AURELIO FULCINITI

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